lunedì 14 marzo 2011

Le terme di Grado - Mauro Bigot - articolo pubblicato dal "Messaggero Veneto"

Le recenti presentazioni gradesi (progetto di fattibilità delle nuove terme e progetto Sacca) hanno in parte colmato un vuoto di conoscenza prolungatosi troppo a lungo. E’ stata solo un’infarinatura, ma si dà ora la possibilità alle forze politiche, che tra breve si contenderanno il Comune di Grado,  di produrre uno sforzo programmatico per chiarire le proprie posizioni di fronte ad un progettato futuro di Grado. Finora si è parlato solo di candidati, è tempo di cose più serie. Si vota su programmi: talvolta ci si dimentica che la sostanza va ben oltre la forma e bisognerebbe anche ricordare che non si sceglie soltanto un sindaco, ma, appunto, un progetto politico.
Una delle prime incombenze che dovrà affrontare la prossima amministrazione comunale riguarda il compito, molto delicato, di delineare il percorso della commissione esaminatrice dei progetti per le nuove terme. Regole di carattere tecnico (e ovviamente politico) e criteri di valutazione; composizione e curricula dei membri della commissione stessa: spetta al Comune farsene carico.
Molte sono le perplessità emerse dall’esposizione del piano di fattibilità. Lo schema di massima è molto generico; le presenze stimate sono poco più di un’ipotesi; la suddivisione del comparto concedibile in impianti termali, congressuali e alberghieri è del tutto e solo indicativa. Già si temeva fin dall’inizio che molte scelte sarebbero state ribaltate al privato imprenditore, oggi c’è la conferma che al settore pubblico non interessa alcunchè del progetto e tutto è demandato ai capricci del privato (e c’è anche chi teme un unico partecipante con un progetto in cui grande sia l’albergo e piccole le terme).
Ecco dunque che la commissione diventa fondamentale per non precipitare in disastri che potrebbero durare un’intera generazione, dato che alle nuove terme si dà una valenza sostanziale per il rinnovo del comparto turistico gradese ed il suo allargamento stagionale. Sarebbe bene insomma che le forze politiche facessero uno sforzo per delineare almeno alcuni punti fondamentali.
Un suggerimento potrebbe essere quello di considerare il progetto termale (le terme cosidette ludiche e indirizzate al wellness) come prioritario rispetto a tutto il resto. La qualità e la diversità dei singoli comparti ludici (piscine, saune, zone relax, palestre, aree sportive etc.), non disgiunta da un’architettura unica e di altissimo livello, devono essere parametrate alle massime realizzazioni finora conosciute (e che non risultano essere ricordate nel piano di fattibilità). Non ci si può accontentare insomma di una piscinetta e di un po’ di vapore.
Il secondo punto riguarda le terme cosidette storiche e curative che non potranno essere considerate un minus rispetto alle precedenti poiché Grado fonda gran parte della sua immagine sulla storicità delle sue terme curative. Anche in questo caso non ci potranno essere vie di mezzo e la previsione degli aspetti curativi dovrà essere ampia superando l’attuale diversificazione (per altro assai modesta), migliorandola ed ampliandola. In tale contesto la riattivazione di un settore sabbiature di alto livello costituisce un altro elemento discriminante.
All’opposto di quanto sottolineato finora, la previsione dell’ albergo  dovrà piuttosto concentrarsi “al ribasso” cioè su una struttura inferiore al numero di camere. Se solo facciamo mente locale alle dimensioni e alle volumetrie dell’ albergo previsto dal piano di fattibilità viene da preoccuparsi non poco: la previsione di 160 camere può agevolmente essere parametrata alle 60 camere dell’Hotel Astoria. Si prospetterebbe dunque un volume quasi triplo su un’area che a prima occhiata non sembrerebbe sufficiente ad ospitarlo (parliamo dell’area tennis e dell’ex piscina Italia).  Un possibile mostro che va sicuramente ridimensionato.
Per quanto concerne il previsto parcheggio (fino a 1000 posti auto), una preferenza dovrebbe essere accordata a quel progetto che vincola i posti auto agli utenti delle terme (previsione scandalosamente mancata dal Piano di Fattibilità) e non a quello che ne preveda la cessione (se pur con il vincolo novantanovennale).
Infine non va dimenticata l’area verde. Un progetto che dovesse ampliare le aree a verde in modo complesso sarebbe sicuramente migliore e preferibile ad un progetto che preveda la semina di un po’ di erba e la messa a dimora di qualche pino marittimo.
Sui progetti Sacca e Zamparini mi riprometto di ritornare, non essendoci oggi lo spazio per tutto.
Mauro Bigot
già presidente Git - Grado

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