Maria Rita Sodano, Gianfranco Feruglio, Marina Milena Priviero, Stefano Dovier, Mariarita Sodano, Nelida Ukmar, Loredana Marano, Francesco Ricci, Albina Fragapane,
Jacopo Fanò
UNTITLED III di Jacopo Fanò
Sei sicuro che questa sia la mia o la tua terra?
Sei certo che respirare il veleno vomitato dalle torri
sia il mio o il tuo destino?
Sei certo che l'esistenza oggi non sia solo un pegno da non poter rivendicare?
di mangiare il tuo o il mio cibo?
di baciare la tua o la mia terra?
Sei sicuro di non amare solo un pegno destinato al gioco?
di poter assicurare un futuro ai tuoi figli?
Sei sicuro che i mei o i tuoi non vedranno la depressione?
che non vedranno i lupi e gli uomini sbranarsi?che non diventeranno solo numeri al banco dei politici?
di poter assicurare un futuro ai tuoi figli?
Sei sicuro che i mei o i tuoi non vedranno la depressione?
che non vedranno i lupi e gli uomini sbranarsi?che non diventeranno solo numeri al banco dei politici?
Sei sicuro di non basare i progetti su pilastri d'argilla?
che il tuo letto non si riveli crogiolante di grasso?
di addormentarti avvolto nel tuo mantello e lo scudo?
Sei certo che tu non sia solamente una pedina da sacrificre al muro dei rimpianti?
che la tua divisa canti ancora fra la gente?
di poter lucidare ancora le tue medaglie?
Sei sicuro di poter armare ancora il tuo fucile?
di poter difendere ancora i tuoi valori?
******************************che il tuo letto non si riveli crogiolante di grasso?
di addormentarti avvolto nel tuo mantello e lo scudo?
Sei certo che tu non sia solamente una pedina da sacrificre al muro dei rimpianti?
che la tua divisa canti ancora fra la gente?
di poter lucidare ancora le tue medaglie?
Sei sicuro di poter armare ancora il tuo fucile?
di poter difendere ancora i tuoi valori?
Mare tempestoso di Francesco Ricci
Osservo stamattina
il mare tempestoso
fanno fatica a stare a galla
i miei pensieri
annaspano tra le onde
e poi risalgono
a cavalcar la spuma
ne vedo sempre meno
qualcuno è andato a fondo
a quelli che troveranno
poi salvezza
gli lascerò dormire
sulla sabbia
il sonno conquistato
aspetterò che asciughino
poi li raccoglierò
e solo allora riuscirò a sapere
quanto è rimasto ancora
di questo tempestoso amore.
Autunno di Francesco Ricci
E' autunno
si spoglia lentamente il mio giardino
i fiori vanno giù senza più vita
le foglie sparse ed ingiallite si adagiano sul mio cammino
il sole sempre più tiepido lascia il posto ad un cielo
che si avvia verso la notte pronta a coprirmi
la luna mi tiene compagnia
le stelle illuminano i miei passi
...è già autunno...nella mia vita è già autunno
cominciano a cadere i sogni
per ogni foglia che cade è un songno che si frantuma
è una speranza che vola via
è un desiderio che mi abbandona
il perduto tormenta il mio cuore rassegnato
e il mancato è il rimpianto mai appagato
è autunno...è già autunno...nella mia vita è già autunno
lascia impietoso alle spalle una primavera di promesse
e un'estate di rimpianti
...arriverà l'inverno poi
mi troverà stanco e canuto col sorriso mai perduto
a raccontare sereno la storia di una vita...
...che bella la vita...
Il Mare di Francesco Ricci
osservo il mare
dalla mia finestra
l’ho visto tante volte
mutare il suo colore
variare il suo umore
sereno dare vita al giorno
accogliere felice il sole
tranquillo sorridere alla luna
offrire riposo al cielo
specchio delle stelle
bacia la sabbia
nelle notti innamorate
già compagno di giochi
della mia infanzia
ora custode fedele
dei miei pensieri.
sereno dare vita al giorno
accogliere felice il sole
tranquillo sorridere alla luna
offrire riposo al cielo
specchio delle stelle
bacia la sabbia
nelle notti innamorate
già compagno di giochi
della mia infanzia
ora custode fedele
dei miei pensieri.
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Onde di Loredana Marano
Seguono scie sconosciute
le onde nel ripetersi di un
movimento che attraversa
la distesa delle acque e mai
trova quiete.
La terra sembra risospingere
indietro l’acqua che si ritrae
in un incessante ritorno nel
profondo alveo.
Nessun abbraccio fra infinito
e finito, fra immenso e il
misurabile, solo un fugace
incontro nel perdersi della
luce.
Nel
Drago del Guerriero - Trilogia di Nelida Ukmar
Infuocate
le punte dei piedi
alimentano
il sacro ardore
che
sprona la lotta infinita
di
forze opposte nel cosmo.
Stretto
nella cintura d’oro
il
drago si dimena tenace
nel
terribile confronto duale
impavido
guardiano del vero.
Indra
s’impone al vigoroso
e
il vinto Vritra cede alla Luce
che
decisa eleva e fortifica
il
fiero Guerriero d'Oriente.
Mi
piego tra le temute vesti
e
tengo il bastone della lancia
sigillando
un sacro accordo
nell’immortale
gioco di sfida.
Nel
Nero del Drago - di Nelida Ukmar
Tu
che leggi il mistero
nello
studio saturo
di
ricordi pregnanti
nella
notte oscura.
Alleggerisci
il nero
del
tuo drago infuocato
che
preme sul ponte
del
castello diroccato.
I
sistemi complessi
permettono
l’armonia,
un
incontro in chiaro
di
un tormentato
che
sa accogliere
il
fuoco represso
nell’espresso
mistero
svelato
alla vita eterna.
Dopo
la morte fisica
solo
un dettaglio flebile
nel
metaverso d’amore.
Nel
cuore del Drago - di Nelida Ukmar
Mi
mostra fiero la schiena della ribellione
e
la osservo attenta cercando una ragione.
Guerriero
indomito nelle viscere e sulla pelle
dove
si protegge fiero dalla mia invasione.
Cerco
di strappare lo squame del suo drago
per
sconfiggere il male e l'ombra che nasconde.
Ascolto
il mio pressante sentimento che sale
e
afferro decisa la gola del mostro informe.
Taglio
i suoi aguzzi artigli con la spada d'amore,
gli
immobilizzo l'avvolgente coda che mi soffoca.
La
sua schiena rimane immobile a osservare,
indifferente
o sprezzante alla mia lotta interiore.
Studia
le strategie in movimento circostante
e
aspetta l'esito del mio tormento di parole.
Protetta
da forze celesti in ogni parte
mi
aggrappo alle scaglie della speranza.
Il
guardiano del giardino d'amore universale
mi
sfida ancora e provoca ogni sacra fibra.
Non
gioco più la carta dell'eroina druidica
e
mi affido solo alla rosa e alla sua spina.
Le
forze pulsanti tra noi si armonizzano
si
sciolgono odi, rancori, rabbie e tensioni.
Il
tatuaggio sulla sua statuaria schiena
si
dissolve nel mio fiume agitato in piena.
Avvicino
il mio ventre al suo serpente
che
s'agita ancora e più violento morde.
Guerriero,
drago o serpente sorprendente
risponde
alla mia docile carezza d'affetto.
Prendiamoci
per mano e insieme superiamo
la
barriera del cerchio infuocato di passione.
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FIGIA MIA di Stefano Dovier
Figia mia,
lagreme e vogi a l’infinìo,
int’un silensio valìo,
al sogno al par svanio.
Ma un àlboro col cresse,
al ganbia foge e ‘l slonga le rame,
sercando nove brame
e aqua dolse pe’ fai caresse,
e tu int’un cantòn squasi spazemagia,
comò un glisine strenta a quel cussìn,
sercando Gesù banbìn,
pre ‘nà speransa valizagia.
Cresse zè comò un barco in mezo ai siùni,
al vento ‘l te tagia, le ristie te pesta,
zè un cuor in mezo ala tenpesta,
che’l vien segnào de tanti sgrafuni.
Ma no tu sarà mai sola,
anche se fulignào e vecio staro,
in me tu catarà senpre un faro,
un’ala che te coverze e te consola.
Figia mia, figia mia,
ultimo fiào de la gno vita,
no stà ‘vilite và ‘vanti drita,
…t’hà scuminsiào a fa la to’ ssia.
Teti
L'ANEMA DE GRAVO di Stefano Dovier
E serco 'ncora l'anema de Gravo,
int'un paluo che'l tenpo là ganbiao,
al riva comò aqua de montana
che la strassina via duto int'un fiao.
Zè un patimento veghe intel stradon,
che l'anzolo zè mezo sofegao,
de trapole int'un nio duto 'sfaltao
e grù che issa 'ncora costrussion.
Ma 'ndola tu son 'ndagia anema "mia",
che zogia tu me divi intii maruzi,
e i nuoli che in corona 'ndeva via,
comò che fossa un ciappo de muruzi.
Te serco comò 'l mar serca le sture
che 'l corso pian le peteneva,
sparie comò 'l ponente inte la sera
sensa lassà nianche sfumadure.
Me sè che tu son viva e per catate,
lontan me toca 'ndà del dosso biondo,
'ntii cuori de quii mamuli persi 'ntel mondo
che i se 'ndormensa pe' podè sognate.
Teti
SOLO VELA di Stefano Dovier
Comò podè dezmentegate
se sento ‘ncora ‘l tovo dolse odòr,
se strenzo tra le mane ‘nà promessa
comò che fa la bava intorno al fior.
Tu son al miel de la gnò vita,
la bava fresca che me basa ‘l viso,
la luze inte la rogia del narciso
che dà luzòr a ‘nà figura sita.
E pur zè zurni che tu và lontana,
sabiòn che no se riva tignì in man,
rapìa de vogi persi in tramontana,
che i veghe la so paze più lontàn.
Voravo esse co’ tu in quii muminti
pe’ esse finalmente ‘nà roba sola,
me pala del timon ‘ntele curinti,
tu man che strenze forte la rigola;
ma me contento d’esse solo vela,
che tu la issi o cala a to’ piasser,
pronta pe’ portate senpre in tera,
co^ tu và via,de ela, col pinsier.
*************************************
Figia mia,
lagreme e vogi a l’infinìo,
int’un silensio valìo,
al sogno al par svanio.
Ma un àlboro col cresse,
al ganbia foge e ‘l slonga le rame,
sercando nove brame
e aqua dolse pe’ fai caresse,
e tu int’un cantòn squasi spazemagia,
comò un glisine strenta a quel cussìn,
sercando Gesù banbìn,
pre ‘nà speransa valizagia.
Cresse zè comò un barco in mezo ai siùni,
al vento ‘l te tagia, le ristie te pesta,
zè un cuor in mezo ala tenpesta,
che’l vien segnào de tanti sgrafuni.
Ma no tu sarà mai sola,
anche se fulignào e vecio staro,
in me tu catarà senpre un faro,
un’ala che te coverze e te consola.
Figia mia, figia mia,
ultimo fiào de la gno vita,
no stà ‘vilite và ‘vanti drita,
…t’hà scuminsiào a fa la to’ ssia.
Teti
L'ANEMA DE GRAVO di Stefano Dovier
E serco 'ncora l'anema de Gravo,
int'un paluo che'l tenpo là ganbiao,
al riva comò aqua de montana
che la strassina via duto int'un fiao.
Zè un patimento veghe intel stradon,
che l'anzolo zè mezo sofegao,
de trapole int'un nio duto 'sfaltao
e grù che issa 'ncora costrussion.
Ma 'ndola tu son 'ndagia anema "mia",
che zogia tu me divi intii maruzi,
e i nuoli che in corona 'ndeva via,
comò che fossa un ciappo de muruzi.
Te serco comò 'l mar serca le sture
che 'l corso pian le peteneva,
sparie comò 'l ponente inte la sera
sensa lassà nianche sfumadure.
Me sè che tu son viva e per catate,
lontan me toca 'ndà del dosso biondo,
'ntii cuori de quii mamuli persi 'ntel mondo
che i se 'ndormensa pe' podè sognate.
Teti
SOLO VELA di Stefano Dovier
Comò podè dezmentegate
se sento ‘ncora ‘l tovo dolse odòr,
se strenzo tra le mane ‘nà promessa
comò che fa la bava intorno al fior.
Tu son al miel de la gnò vita,
la bava fresca che me basa ‘l viso,
la luze inte la rogia del narciso
che dà luzòr a ‘nà figura sita.
E pur zè zurni che tu và lontana,
sabiòn che no se riva tignì in man,
rapìa de vogi persi in tramontana,
che i veghe la so paze più lontàn.
Voravo esse co’ tu in quii muminti
pe’ esse finalmente ‘nà roba sola,
me pala del timon ‘ntele curinti,
tu man che strenze forte la rigola;
ma me contento d’esse solo vela,
che tu la issi o cala a to’ piasser,
pronta pe’ portate senpre in tera,
co^ tu và via,de ela, col pinsier.
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Ho tanti sassi nelle tasche di Maria Milena Priviero
Tra il grano nella sera
guardo la luna,
quando una mano la mia
pende... e mi dice, felice:
-ho tanti sassi nelle tasche!
Davvero? Sussurro.-
E viva riemergo da quella luce
buia e dal canto dei grilli
che non tace: non si è taciuto
nemmeno al noce, prima,
dove ogni voce
diceva della vita
- Li perdo, i pantaloni, sai, è il peso -
Sorrido a te e a quell'ultimo
papavero tra il grano,
di un rosso scuro,
(come il mio vestito... )
quasi ancora acceso
Interpunzioni di Maria Milena Priviero
Ciao! Sei qui, finalmente!
Se vuoi... ascolta: solo due parole.
Ancora? Si, ancora... e
forse capiremo l'accaduto.
Vedi: le ragioni sono... nei simboli ,
nei segni dell'intonazione;
tu... non ascolti o non conosci
l'interpunzione!
La virgola è il mio sospiro:
puntiglio i due punti;
pazienza... i puntini di sospensione;
il punto e virgola rassegnazione:
infinite reiterazioni
dell'incomprensione.
Il punto è: dubbio
imperativo o meraviglia,
un a capo o...
fine della storia?
Viaggiare di Maria Milena Priviero
Roma Parigi Londra,
Praga Varsavia Milano?
No, no, meglio Conegliano.
Arezzo Orvieto Viterbo
Forlì Trento, Vienna
o Ravenna, a me più cara?
Di Ferrara m'accontento,
chè Genova non m'appartiene
Thiene allora di Vicenza.
No, proprio non so dove andare,
in Val Chiusa in Val Trompia
a Bressanone o a Pordenone?
Evocazioni metriche di città
mentali. Dove essere vorrei ?
Forse a Trieste oppure
più lontano verso Vieste.
Certo che in questo
celeste atlante di città
evocate decisamente
meglio Lambrate
e Fossombrone? No, no
meglio ancora Pordenone.
O Venezia La Spezia,
Firenze, di cui non trovo rima,
ma che con Piacenza
è almeno in consonanza
Costanza? Coblenza, Fidenza
Basta! Basta! Pazienza...
Resto dove sono,
alla finestra, in attesa
della prossima partenza.
Terra...mare e spirito di Gianfranco Feruglio
Tra cielo e mare
e terre lontane
echi e voci
memorie e nostalgie future
...e fiabe vere...
luoghi dell'anima
al limite del mondo visibile
ed invisibile
Proiezione d'amore di Gianfranco Feruglio
.... in questa dolce ora
in cui i fili d'erba da verdi diventano blu
per il far della sera...
i nostri respiri
sono il canto dei grilli e delle cicale
...nei prati dell'universo.
****************************
Profumo del mare di Maria Rita Sodano
Danze nel cielo
catturano il profumo del mare
dall’orizzonte lontano,
lo soffiano nelle mie narici
donandomi la sua natura
bella e indomabile....
Con la sua brezza
un sentiero selvaggio e improvvisato
mi viene incontro ....
mi bagno i piedi nudi,
in pozzanghere di cielo…
…rubate al mare . 12 giugno 2012
Pura colomba (per Melissa) di Maria Rita Sodano
MALINCONICO ADDIO
A TE GIOVANE VITA ,
ANZI UN ARRIVEDERCI ,
NON NASCONDEREMO LE LACRIME
DI UN DOLORE COSI 'STRAZIANTE
ANZI, MOSTREREMO AL MONDO
I NOSTRI OCCHI DI MAMME ,DI PADRI
SORELLE ,FRATELLI ,COMPAGNI
DI GENTE COMUNE CHE
TESTIMONI DI TALE FERALE
IGNOMINIA,
SARANNO ARROSSATI DAL PIANTO
E DAL SANGUE DI UNA PURA COLOMBA
" SACRIFICATA "
SENZA APPARENTE PERCHE'.....
NO, NON POTREMO RIDARTI LA VITA
MA SVEGLIEREMO LE SOPITE COSCIENZE
DI QUESTA UMANITA' CHE NON PUO'
ANCORA IGNORARE O INERTE,
STARE SOLO A GUARDARE
NO !!!
SAREMO I TUOI OCCHI ,
LE TUE LABBRA, LE TUE PAROLE
I TUOI SOGNI DI GIOVANE DONNA
ANCORA BAMBINA..............
RACCONTEREMO OGNI GIORNO
LA TUA BREVE E FULGIDA STORIA
PERCHE' LA VILTA' E LA VIOLENZA
NON VENGANO MAI DIMENTICATE,
DAI FIORI COME TE
NASCERANNO MILIONI DI FIORI
E LA MELMA CHE TI HA UCCISA
SARA' DRAGATA
PERCHE' LA VILTA' E LA VIOLENZA
VENGANO FINALMENTE STRONCATE! 19 maggio 2012
bellissime queste poesie !!!
RispondiEliminaAl prossimo Festival 2013 creeremo uno spazio dedicato alle poesie in concomitanza con l'esposizione delle opere artistiche dando maggior spessore a questa forma d'arte rispetto al 2012
RispondiEliminaGuido